Paolo Gioli - Fotografia

Fotografia

Bianco e Nero

STENOPEICHE ·

Spiracolografie (1972-77)
Pugno stenopeico (1986)

PHOTOFINISH ·

Figure dissolute (1974-78)
Volti attraverso (1987-2002)

CONTATTI ·

Naturae

FOUND FOOTAGE ·

Sconosciuti (1994)
Anonimografie (2009)
Sconosciuti (2012-13)
Polaroid

DIRETTE ·

Toraci
Naturae
Vessazioni

TRASFERITE ·

- Su carta -
Omaggio a Hippolyte Bayard (1981)
Il corpo dell'autoritratto (1983)
Corps et thorax
Maschere (1988-90)
Lastre (1992)
Torso di Sebastiano (1992-93)
Polaroid bianco e nero
- Su seta -
Nudi telati (1979)
Autoanatomie (1987)
Natura Obscura (1986-87)
Maschere (1988-90)
- Luminescenti -
Torsi (1997)
Sculture dai Musei capitolini e vaticani
- Su/Con acrilico -
Vessazioni
Naturae

COMPOSIZIONI ·

SX 70 stenopeiche (1978-81)
Corpi a fronte
Cameron obscura (1981)
Eakins/Marey - L'uomo scomposto (1982)
Omaggio a Nièpce (1983-89)
Il volto inciso (1984)

LIBRI FOTOGRAFICI ·

La conchiglia dissoluta
Cibachrome

Nature morte
Vedute stenopeiche (1980-86)
Natura Obscura (1986-87)
Volto più linea (1994)
Sculture dai musei vaticani

"Autoanatomie" (Self-Anatomies), 1987, Polaroid su seta serigrafica
e fondo acrilico più matita cm 34x27, su carta da disegno cm 50x60
(Polaroid dye diffusion transfer on silk)

A.Gilardi "Paolo Gioli: Autoanatomie" in Progresso Fotografico, n.3, Milano, 1988
V. Flusser Paolo Gioli. Publication in "European Photography",n.35 Gottingen, 1988

Ando Gilardi "Paolo Gioli: Autoanatomie", 1988

Di Gioli ho spesso parlato dicendo tutto il bene che posso,che resta però solo una parte di quello che penso.
E' il più grande fotografo artista o artista fotografo, vivente e vissuto. Gli originali delle immagini riprodotte in questo catalogo – purtroppo assai malamente – sono eccezionali anche dal punto di vista operativo. Sono, in principio, otto "classiche" stenopeiche gi oliane; poi quelle che seguono sono ottenute lavorando con grandi pellicole Polaroid, Gioli ha recuperato la tecnica "a strappo" dell'affresco. Non è facile da spiegare ed è naturalmente difficilissimo, quasi impossibile, da eseguire. Per dirlo male: l'artista trasferisce su seta serigrafia l'impronta lasciata dalla luce sulla pellicola Polaroid. Per le riprese Gioli usa una camera di centimetri 20 x 30, fine ottocento, firmata Taylor Bros – Markers/Shefield, perché ha il gusto anche di questi antichi strumenti. I soggetti terribilmente remoti, e terribilmente presenti, dei quadri eliografici di Gioli sono i simboli espliciti della fertilità femminile, la vulva e le mammelle. Naturalmente l'erotismo, quello che normalmente s'intende per tale, non c'entra e non appare. Si tratta, secondo la nostra personale lettura, dell'espressione della più antica ossessione dell'uomo, del maschio; ovvero dell'Immagine finale di tutte le immagini: il Simbolo in cui rifluiscono, da cinquantamila anni, tutti i segni grafici, coscienti e incoscienti, sacri e profani, adulti e infantili, nobili e ignobili, spirituali e osceni. Gioli, pur nelle sue forme variabili, non esce e non vuole uscire da questa ossessività diventata metafisica. Ma forse sempre lo è stata, fino dalle radici lontane delle prime orme infantili lasciate su un foglio. E' incredibile quello e quanto si possa intingere con la penna del cervello nelle immagini di Gioli, avendo il gusto, o il vizio o se volete la mania pura della scrittura, non solamente relativa alla storia avventurosa dell'iconografia, ma per la composizione letterata generica. Questa mia brutta frase solo per dire, semplicemente,che pochi oggetti visivi mi possono ispirare idee insolite, belle o brutte che siano, meglio di questi.

"Paolo Gioli: Autoanatomie", in "Progresso Fotografico", n.3, Milano, marzo 1988.

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